Nonno Paolo: Partiamo dal rito forse più semplice: salutarsi. Si può fare in tanti modi dal più formale e obbligato, per esempio salutare il maestro o il professore o il datore di lavoro al mattino, al più affettuoso per esempio salutare la mamma dopo una assenza magari lunga. Ci sono molte formule per salutarsi e anche molti gesti. Le persone che si conoscono si salutano quando si incontrano. Il saluto è una caratteristica di un incontro tra persone ed è subito significativo del legame stesso fra le persone. Il saluto non è solo un fatto di educazione ma ha un forte valore positivo, crea o sottolinea il legame fra le persone. Anche quando le persone si salutano freddamente il saluto ha un valore positivo è sempre il segno di un legame. Tanto che accade che togliere il saluto è una manifestazione invece di distanza di poca stima o anche di odio.
Altri riti che interessano la vostra vita sono per esempio i compleanni, gli onomastici e gli anniversari.
Nipoti: osservano che per quanto riguarda i saluti al mattino si usa salutare il maestro o il professore che entra in classe ma ci sono modi più o meno formali, di solito ci si alza in piedi e poi dipende dall’autorevolezza e certe volte dalla severità del professore.
Per i compleanni ci sono cose immancabili: la torta, le candeline, cantare Happy birthday, qualche volta i discorsi e poi adesso mandare messaggini, whatsapp, face book, immagini e foto con instagram.
Nonno Paolo: Ricordare un compleanno o per esempio un anniversario di nozze potrebbe essere una cosa triste perché si sottolinea che un altro anno è passato e che quindi la vita si accorcia di un anno. In questo senso queste ricorrenze potrebbero essere viste come un modo per consolarsi dell’inesorabile passare del tempo. Però vi è anche un altro aspetto, un aspetto di positività ed è quello di ricordare il cammino di una persona o di una coppia di coniugi, quello che hanno fatto o che il Signore ha fatto attraverso di loro, attraverso la loro disponibilità. Questo è il modo di festeggiare per chi pensa e crede che la vita è un dono, un dono che è dato per un motivo profondo, per un bene che non è solo della persona ma dell’intera comunità, dei parenti, degli amici. Anche le disgrazie e le sofferenze sono date per questo e molte volte si può osservare come hanno fatto crescere e maturare una persona. Per voi ragazzi che avete poco passato e molto futuro un compleanno è un modo per capire come crescete, quale carattere, quali attitudini e quali capacità sviluppate e magari per ridere e scherzare su questo, sulle vostre aspirazioni, immaginando cosa sarà il vostro futuro. L’onomastico è meno festeggiato anche se sarebbe molto bello ricordare il santo che è proprio del nostro nome e a cui siamo stati affidati dai nostri genitori e comunque il nome è come l’essenza della persona e quindi è bello festeggiare il nome e anche scriverlo sulla torta. Oggi c’è anche un grande pericolo quello di risolvere tutto in un intimismo, in un privatismo consolatorio, nella piccola cerchia di amici che si consolano dalle tristezze della vita facendosi gli auguri. Anche una partita di calcio è un rito: l’arbitro tira la monetina, le squadre si dispongono, si canta l’inno nazionale, poi ci sono i modi di esultare, di cantare. Ora questi modi delle partite di calcio si usano anche nei compleanni o in altre feste. Il calcio è come un rito trainante.
Anna: Ma anche un pranzo è un rito. Dal semplice mangiare insieme a un pranzo per un motivo. Mangiare insieme anche nella famiglia è per stare insieme per avere un orario in cui trovarsi, per organizzarsi. Non è così oggi dove si mangia di fretta magari davanti al computer. All’estero è un rito che viene sempre più abbandonato. Così per le esperienze che ho fatto in Germania o in Nuova Zelanda la gente è molto sola e invece quando ho insistito per mangiare insieme, per fare questo rito, questo ci è servito, ci ha aiutato e si mangia anche meglio.
Nonno Paolo: Poi ci sono i riti civili quando ricorre per esempio qualche importante anniversario e ci sono anche dei giorni di festa di vacanza da scuola. Per esempio il 25 aprile l’Anniversario della Liberazione quando è finita la seconda guerra mondiale e il nostro paese è stato liberato dalla presenza di eserciti stranieri ed è tornato un paese libero. La festa del primo maggio ci ricorda il lavoro e i lavoratori. Nella nostra Costituzione c’è scritto che “la Repubblica è fondata sul lavoro” e il lavoro è il mezzo per la crescita e lo sviluppo del nostro paese. E’ la festa di tutti perché tutti sono lavoratori naturalmente in campi diversi e anche studiare è in un certo senso un lavoro perché è un prepararsi al lavoro.
Poi ci sono i riti religiosi. Questi sono i riti per eccellenza. Sin dal passato più lontano l’uomo ha capito che ci sono nel mondo delle forze più grandi di lui, delle potenze misteriose: Il sole, la terra madre e la fertilità, la capacità di generare. Ma queste forze che vengono divinizzate possono adirarsi del comportamento dell’uomo e possono scatenare dei cataclismi, delle disgrazie e quindi i popoli primitivi praticano i sacrifici, offrono cioè agli dei, che riconoscono e venerano, le cose migliori che hanno (buoi, agnelli, capretti, che vengono bruciati su un altare, per non dire che, in certi culti antichi, si praticavano anche dei sacrifici umani) e pregano quegli stessi dei di preservarli dalle disgrazie e di proteggerli. Troviamo questi sacrifici nella religione ebraica, greca, romana e mussulmana e in oriente anche nella religione induista oltre che nelle religioni dell’America precolombiana e dell’Africa. Nell’antichità la moralità si fonda sulla adesione alla volontà di Dio e il sacerdote (chiamato poi in tanti modi secondo le diverse religioni) è colui che interpreta questa volontà. E’ nel rapporto tra Dio e l’uomo che si fonda la moralità dell’uomo. A un certo punto della storia (la vicenda dell’ebreo Mosè) Dio fissa il suo rapporto con l’uomo in un Decalogo, in una legge. Poi il popolo ebreo sviluppa questa legge e la dettaglia fino all’eccesso in una miriade di prescrizioni che riguardano tutto, il mangiare, il lavoro e l’obbligo di non lavorare al sabato, la preghiera, il sacrificio, il rapporto tra l’uomo e la donna, ecc. La vita dell’ebreo diventa molto rituale ma col tempo il popolo ebraico pratica la legge formalmente ma non vi applica la sua libertà, e il suo cuore è da un’altra parte. Il rito diventa pura forma. Ma Dio vuole una adesione del cuore cioè della libertà.
La preghiera è certamente un rito che può essere personale o collettivo, che implica spesso la ripetizione di certe formule, che spesso implica certe posizioni del corpo (così è in particolare per i mussulmani).
Nel cristianesimo il rito è una cosa diversa. Non ci sono più i sacrifici. C’è un solo sacrificio che è per sempre ed è il sacrificio di Cristo. Il Padre eterno manda suo Figlio nel mondo come vittima sacrificale. Non c’è più un sacerdote che offre a Dio un sacrificio. E’ lo stesso Dio il sacerdote e allo stesso tempo la vittima. Nel rito antico l’attore è l’uomo che offre a Dio. Nel rito cristiano l’attore è Dio stesso, è Cristo che si offre al Padre, è Cristo il vero sacerdote. La Messa è il sacrificio cristiano, ma non è soltanto un ricordo, è la rinnovazione del sacrificio della croce, cioè Cristo rinnova il suo sacrificio in spirito cioè si rende presente in spirito e in spirito si sacrifica di nuovo, è una presenza mistica e una morte mistica, è un Mistero. Il rito rinnova questo sacrificio. Per questo occorre rispettare la misteriosità del rito, il fatto che l’uomo contempla ma l’attore e il sacerdote è Dio e non trasformare questo rito in uno spettacolo che ha degli attori, per esempio dei cantanti, dei ballerini. Si può cantare e ballare purché serva a entrare nel mistero e non a celebrare chi canta e chi balla.
Nel rito cristiano il Sacramento, che significa mistero, pervade i gesti più importanti della vita, il Battesimo che è una nuova nascita, la Comunione che è la possibilità di ricevere Dio in terra, la Cresima che dà la forza di testimoniare Dio, il Matrimonio che dà la forza di creare un’unione fra l’uomo e la donna e di generare e educare dei figli, l’Ordinazione che dà la forza e la grazia di essere come dei ministri, dei dispensatori del mistero di Cristo e di Dio, la Confessione che toglie i peccati, e l’Estrema Unzione che aiuta ad affrontare l’ultimo passaggio, la morte. Insomma il rito, ogni rito civile, religioso o altro, nella sua perfezione di gesto ci ricorda il senso delle cose e della vita e quindi è una cosa molto importante per andare oltre il quotidiano con i suoi bisogni materiali. I riti ci insegnano a rendere perfetto un gesto per esempio con il silenzio, con un discorso, con una preghiera, con un contegno, con la posizione stessa del corpo. Naturalmente non si devono esaurire nella forma esteriore ma devono essere vissuti con libertà e attenzione al recupero del significato per il quale si fa il gesto.