Ciclo incontri “I nonni e la famiglia di oggi”
Centro Rosetum – Via Pisanello 1 – 20146 Milano
14 settembre 2015 – ore 21:00
Relatore: Prof. Camillo Regalia – Professore ordinario di Psicologia Sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
La gratitudine è un tema venuto di moda nella psicologia di oggi, e anche nella filosofia di oggi, ma già ne parlava Cicerone, che dice che la gratitudine è la più grande delle virtù; lui non usa il termine gratitudine che è di matrice cristiana, usa il termine essere grato. Se è virtù, comporta anche un aspetto di impegno, quello della restituzione. Ricordate il quadro della Primavera del Botticelli? Ci sono le tre Grazie che danzano. La parola Grazia è vicina alla parola gratitudine. E infatti Seneca, in un suo testo, spiega il senso che queste Grazie hanno. Esse, secondo Seneca, ricordano appunto la gratitudine e spiega perché sono tre: perché sono giovani, perché hanno vestiti sciolti e trasparenti, perché intrecciano le mani. Dice che si tengono le mani perché i benefici ricevuti e restituiti formano una sequenza che è bello se non si interrompe, e poi nota che la maggiore delle Grazie è quella che dà per prima c’è quindi una centralità di chi dona per primo. Tutte sono felici, perché così è per quelli per che danno e ricevono benefici, sono giovani perché la memoria dei benefici non deve invecchiare, sono vergini perché incorrotte pure e sacre, poi non sono trattenute e vincolate, per questo i vestiti sono sciolti, infine hanno tuniche trasparenti perché i benefici possono essere osservati da tutti. In questo quadro del Botticelli troviamo le caratteristiche tipiche dello scambio che costituisce la gratitudine: la prima Grazia dà, l’altra riceve e la terza restituisce, lo scambio è dare, ricevere, restituire.
E’ una dinamica fondamentale nella vita sociale Se non mi ricordo di quello che ho ricevuto, non mi impegno ad accogliere e a restituire e si aprono tensioni .L’avevano bene in mente gli antichi: la gratitudine è il collante della società, se viene meno si apre la strada alla disgregazione sociale, perché non basta il semplice scambio, la gratitudine si differenzia dal debito per una maggior ricchezza, l’aspetto del debito è presente ma non è centrale perché, quando provo gratitudine, mi sento felice, riconosco un dono che ho ricevuto da un altro e che mi spinge a restituire, nella modalità e nei tempi dovuti. Molto importante il punto della modalità, può voler anche dire che non si restituisce ai beneficiari, cioè un figlio può mostrare la gratitudine generando e dando ai figli, con un itinerario che porta alla generazione successiva. La gratitudine ha a che fare con il tema del limite: sperimentare la gratitudine significa sperimentare il limite perché essere grati vuol dire capire che quello che ho è che mi fa star bene è il dono di altri, è il risultato del dono di altri. Questi altri possono essere il mio coniuge, i miei familiari ma anche la vita. Il che vuol dire che non sono io l’artefice dell’esistenza La gratitudine è legata quindi all’umiltà: le persone narcise non sono grate. Il narciso pensa infatti che tutto gli sia dovuto, in una società narcisa come la nostra, la gratitudine non è stata considerata dagli psicologi. Un altro motivo di questa trascuratezza della gratitudine è che le cose negative sono più forti delle cose positive, è stato mostrato che in una relazione di coppia le interazioni negative hanno più effetto di quelle positive, si è scoperto invece da poco che hanno un buon effetto anche le esperienze positive. L’esperienza della gratitudine dà la possibilità di vivere una vita piena e il tema del perdono mostra che è possibile un’esperienza positiva che superi quella del male. Chesterton diceva che il test della felicità è la gratitudine. Molti hanno della gratitudine un’esperienza che ha loro cambiato l’esistenza, anche se magari c’è stata drammaticità e dolore
La gratitudine a che fare coi termini ricordare, riconoscere, ridonare. Hegel diceva che pensare è ringraziare. La gratitudine è traboccante, viene trasmessa ad altri.
E allora la gratitudine potrebbe essere la chiave di volta dei legami familiari? Certamente, con la precisazione che qui può essere più evidente che nessuno dà mai per primo in assoluto perché per esempio a ciascun genitore a sua volta la vita è comunque stata data, l’ha ricevuta a sua volta. Quando c’è ingratitudine c’è la rovina dei legami familiari, Una difficoltà per la gratitudine è la sensazione di una ingiustizia forte, quando si vede che il dono non è stato accolto. A questo proposito va sottolineato che ci sono persone capaci di dare ma che sono più in difficoltà ad accogliere. Inoltre, sul fronte di chi dona, teniamo presente che nel donare bisogna avere consapevolezza dell’altro, altrimenti si fa come Donna Prassede, o come le persone anziane che vivono l’ingratitudine dei figli ma non sempre si interrogano se hanno dato ai figli ciò di cui realmente avevano bisogno. Teniamo presente che l’ingratitudine assoluta non c’è, pertanto spesso, se c’è ingratitudine, vuol dire che il dono non è stato attento alla persona a cui si è stato fatto.
Un’altra cosa importante è che la gratitudine si può apprendere, con gli anziani alcuni colleghi hanno fatto l’esperimento di stimolarli a ricordare ogni giorno qualcosa che hanno ricevuto dagli altri, dopo un mese di questo esercizio c’era un cambiamento di prospettiva. Lo stesso se provassimo a fare noi seriamente ogni giorno una riflessione su quello che riceviamo dagli altri, potrebbe aiutarci ad assumere un habitus mentale che ci fa guardare gli altri in maniera diversa. Si può apprendere la gratitudine indipendentemente dall’età e dalle situazioni. Possiamo imparare ad essere grati nelle relazioni familiari, ci aiuterebbe a superare una grande quantità di situazioni difficili. Il Papa ricordava tre parole fondamentali nella vita di coppia: Scusa, permesso (= riconoscere l’alterità dell’altro) e grazie. Del resto la richiesta di ringraziare è quella che i genitori fanno in continuazione ai figli
Spunti dal dibattito
Oggi si parla molto di gratitudine, ma la gratitudine di cui per esempio si parla molto nei siti internet è una gratitudine soggettiva che esclude l’altro, proprio quell’altro preciso a cui si deve gratitudine
La memoria è una delle dimensioni cruciali della gratitudine, solo se ricordo posso essere grato
Per quanto riguarda il perdono, per chi lo riceve non è facile come non lo è accettare un dono: significa riconoscere un altro nel caso del dono, riconoscere di aver sbagliato nel caso del perdono.
Come il dono è dato nella gratuità, così lo è il perdono.