Qui di seguito trovi articoli estratti da vari quotidiani ed interviste TV che hanno come riferimento l’Associazione Nonni 2.0.
Articolo del 18 dicembre 2016: “Nonni alla riscossa, una risorsa per la società”
di Robi Ronza
Da un incontro che sabato 17 dicembre ha avuto luogo alle porte di Milano, negli spazi restaurati dell’antica abbazia di Mirasole, è venuta ulteriore conferma di un fenomeno sociale che merita di venire considerato attentamente: la riscoperta degli anziani non più come grosso problema bensì come grossa risorsa del mondo in cui viviamo.
Nella storica abbazia, ora divenuta luogo di accoglienza e sede di convegni, si era data appuntamento l’Associazione Nonni 2.0, www.nonniduepuntozero.eu, fondata a Milano nel 2013 per valorizzare il “ruolo dei nonni quali custodi della memoria e delle esperienze che, alla prova del tempo e della vita, si sono dimostrate utili e valide per affrontare le sfide personali e sociali del tempo presente”; nonché per sottolineare l’importanza dei nonni quali tramiti fondamentali per il passaggio di valori ed esperienze da una generazione all’altra. Il giubileo del nonni promosso dall’Associazione, che ebbe luogo lo scorso 16 giugno a Milano in una Basilica di Sant’Ambrogio gremita all’inverosimile, è stato una sorprendente conferma di quanto la “riscoperta” dei nonni sia attesa.
Nata per spontanea iniziativa di un gruppo di nonni e nonne, l’Associazione ha poi ben presto trovato anche il consenso e il sostegno dell’arcivescovo di Milano cardinale Scola, il cui vicario episcopale mons. Luca Bressan, ha celebrato la messa conclusiva dell’incontro di Mirasole soffermandosi nell’omelia sulle radici profonde della vocazione degli anziani nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Il prossimo 1 aprile (malgrado la data non è uno scherzo) il cardinale Scola incontrerà a Milano i nonni in una grande assemblea promossa dall’Associazione.
Qualunque osservatore attento non tarda oggi ad accorgersi che gli anziani in buona salute, e i nonni in particolare, in questi anni di crisi e di impoverimento hanno assunto un ruolo sempre più rilevante di sostegno sia pratico che economico delle famiglie più giovani. A tutto questo però non sempre corrisponde un’adeguata riscoperta sia della funzione educativa all’interno della famiglia e sia del ruolo pubblico che le generazioni più anziane hanno e devono avere nella società in quanto tale.
Tra le diverse associazioni del genere già sorte in Italia, Nonni 2.0 si caratterizza per il particolare impegno a motivare i nonni ad assumere un ruolo attivo non solo nella famiglia ma anche nella scuola, nella società e nella vita pubblica in genere. Di qui un impegno a tutelare e a promuovere la famiglia naturale, a sostenere politiche favorevoli alla valorizzazione della famiglia come motore di crescita sociale ed economica; e a impegnarsi per un’educazione che, sia dentro che fuori della scuola, “tenga conto dei principi di realtà, natura e ragione”.
Nonni 2.0 organizza perciò tra l’altro incontri pubblici di informazione e formazione. Si veda ad esempio, sul sito dell’Associazione, la video-registrazione integrale dell’incontro del 17 novembre scorso con la professoressa Simona Caravita dell’Università Cattolica di Milano sul problema del bullismo nella scuola. Sul sito dell’Associazione si ritrova tra l’altro anche una raccolta sempre aggiornata di notizie, articoli e commenti sui temi famigliari, educativi e sociali variamente riferibili allo scopo della Associazione stessa.
Il sostegno, anche a livello europeo, a eventi, manifestazioni e iniziative, tesi a sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi della degenerazione dell’istituto della famiglia naturale è un altro impegno tipico di Nonni 2.0. Lavorare per una restituzione alla famiglia del suo primario diritto di scelta in tema di educazione e quindi di scuola; informare su tentativi attualmente in corso di introdurre nei programmi scolastici nuovi insegnamenti — riferibili a culture ostili alla famiglia, alla natura e alla ragione — né approvati dal ministero competente né discussi con le famiglie; promuovere forme di impegno e di aggregazione di nonni in attività culturali e sociali per mantenere alto il valore del loro tempo a vantaggio proprio, della famiglia e dell’intera società: sono questi in sintesi gli obiettivi dell’Associazione Nonni 2.0 in cui si ritrovano nonni e altri anziani o quali non si riconoscono nel vecchio luogo comune del nonno mansueto baby sitter e semplice accompagnatore intimidito dei nipotini da casa a scuola e viceversa. Nemmeno però nello stereotipo del nonno docile braccio gratuito di un “welfare” in crisi, che viene delineato in certi nuovi progetti di legge organica sul cosiddetto terzo settore.
Articolo del 9 marzo 2015: “Il Club dei Nuovi nonni”
Marzio G. Mian
IL FENOMENO
L’esercito dei nuovi nonni che dà battaglia (elettronica) ai nemici della famiglia
Il boom di un’associazione di anziani ipertecnologici, in campo per difendere i valori tradizionali.
LA SVOLTA DEGLI OVER 60
Il club dei nuovi nonni: con Facebook e computer danno battaglia ai nemici della famiglia
Se sono scesi in campo addirittura loro è il segno che davvero il mondo come l’abbiamo conosciuto è ormai archiviato? Oppure se non si rassegnano loro, che potrebbero infischiarsene, vuole invece dire che la partita è ancora aperta? Si definiscono “Ragazzi del 2015 in trincea a difendere il Piave del buon senso”, gli “ultimi mohicani della tradizione”, eppure, pur di riscattarla, la sovvertono: perché i nonni dovevano, seconda tradizione, giocare a briscola e a bocce, vivere di ricordi, raccontare sempre quella, rompere con le loro morali e con i loro rumori sul piatto della minestra, sopravvivere trasparenti e alieni nel loro tempo vuoto e residuo. Invece si sono organizzati, hanno appeso il bastone al chiodo, si sono dimessi da babysitter, da meri titolari di pensione e immobili, ribellati al ruolo di welfare surrogato o di spettatori dell’altrui vita in diretta, e hanno deciso di mobilitarsi, diventare militanti del movimento oggi più eversivo che ci sia, perché sono gli unici a poter dire quel che vogliono e pensano senza rischiare di essere arrestati dalla Polizia del Pensiero. E perché non si giocano la carriera se criticano la “tirannia dell’ideologia gender”, se difendono la “famiglia naturale” oppure se parlano di “ideologi che passano per vittime” o di “false battaglie di libertà e antidiscriminazione”.
Si chiamano “Nonni2.0”, sono nati a Milano alla fine dello scorso anno, ma si stanno allargando in Piemonte, in Veneto, in Centro Italia. Sono circa cinquecento, collegati tra loro via mail (ass.nonni2.0@gmail.com) e via Facebook (Associazione Nonni2.0) con comunicazioni quotidiane. Ricevono segnali d’interesse dalla Francia, la mailing list che s’ingrossa giorno dopa giorno, il refreshing della rassegna stampa indica che le antenne del movimento sono attive h24. Sono anziani e anziane di nuova generazione, diversamente giovani, hanno tempo, ma anche fretta: «Il tempo è un’arma micidiale e sofisticata, noi ce l’abbiamo però non dobbiamo sprecarlo» dicono.
A vederli tutti insieme, in centinaia in una sala parrocchiale di Milano, fanno quasi paura, non capisci la portata della loro inedita sfida. Borghesi, cattolici, benestanti, smanettoni, prendono appunti sui tablet, seguono fanzine online, citano articoli del Guardian e ritengono il crociata Giovanardi un uomo del passato.
Ma la missione non cambia, occuparsi dei nipoti: ma non più solo per accompagnarli a scuola o per ritirarli dalla piscina. Ora si sono coalizzati per difendere la libertà d’istruzione («i bambini sono delle famiglie non dello Stato») e per contrastare quella che il cardinale Angelo Bagnasco ha definito la “colonizzazione delle menti dei bambini” a scuola attraverso didattiche e manuali sulla sessualità e i generi senza l’autorizzazione dei genitori. Fanno massa critica e inviano documenti alla presidenza del Consiglio contro proposte di legge come quella della senatrice PD Valeria Fedeli che vuole introdurre nelle scuole l’educazione di genere obbligatoria «contro gli stereotipi secondo cui le bambine giocano alle bambole e i maschietti alle costruzioni». A forza di petizioni, raccolta di firme e battage sui social ad esempio contro l’approvazione del ddl Scalfarotto contro l’omofobia, sono stati convocati nei giorni scorsi dalla commissione Giustizia del Senato sulla questione unioni civili e coppie difatto. Organizzano incontri pubblici e cicli di conferenze con docenti universitari, giuristi, scrittori. Offrono consulenze legali e materiale retorico utile per potersi confrontare pubblicamente nei dibattiti. «Difendiamo la famiglia tradizionale secondo principi di realtà, natura e ragione; e non parliamo di una nicchia, in Italia ci sono ancora 10 milioni di famiglie tradizionali» dice il vicepresidente Giuseppe Zola, avvocato ed ex prosindaco democristiano di Milano: «È incredibile che per parlare di famiglia, come è accaduto recentemente nel contestato convegno di Milano, serva la polizia e si debba subire l’accusa di omofobia. Ma noi non molliamo, presidiamo e vigiliamo contro il conformismo. Vogliamo continuare ad essere la cerniera tra le generazioni. Non smetteremo di dire che spetta alla famiglia decidere sull’educazione sessuale dei figli e che non accettiamo il relativismo secondo cui chiunque è interscambiabile, che esistono vari modi di essere famiglia. Questo è un attentato all’ordine naturale».
Si definiscono i “riservisti” della tradizione. «Si stanno avvicinando a noi anche molti nonni cosiddetti laici» dice il presidente Pierluigi Ramorino, nonno di cinque nipoti. «Siamo chiamati a tramandare il mondo così come l’abbiamo conosciuto, ad arginare il delirio dionnipotenza dell’individuo senza legge. La famiglia è l’ultima roccaforte contro un’operazione culturale che arriva soprattutto dal Nord Europa e che confonde il buon senso comune con gli stereotipi e approfitta della tecnologia, della scienza e dell’assenza di punti di riferimento per creare un qualche tipo di nuovo ordine». Leggere le loro mail è un’esperienza di attualità estrema. Ad esempio segnalano il successo di un documentario in Norvegia, Hiernevas («Lavaggio del cervello»), sul fallimento delle politiche di genere nel Paese guida per la parità sessuale e nelle leggi per il superamento degli stereotipi gender, tanto che il governo di Oslo starebbe pensando di tagliare i fondi alla miriade di centri studi sul tema.
Certo che la mobilitazione dei nonni e delle nonne per garantire riferimenti morali e un futuro meno caotico e liquido ai nipoti, è anche un implicito atto d’accusa contro la loro generazione, che fin che era parte attiva del meccanismo e classe dirigente non ha avuto abbastanza coraggio per sfidare il conformismo e custodire la tradizione, quell’azione simbolica del cosiddetto “Nome del Padre”, che è il sistema con cui si sono tramandate le leggi, laiche e religiose, della logica occidentale. E infatti secondo Panayotis Kantzas, lacaniano e psicologo della politica, questi nonni «cercano di salvare il salvabile e sono la dimostrazione di quanto sia urgente uscire da una deriva relativista che sta generando una drammatica psicosi di massa; bisogna recuperare una voce che renda il senso comune condiviso, fosse anche nel Nome del Nonno».
(clicca sull’immagine per vedere il grafico e l’articolo)
21 gennaio 2015 – I Nonni 2.0 a Milano
La testimonianza di una partecipazione compiutamente trasversale al movimento popolare visto a Milano.
Un’associazione di anziani che resistono all’erosione nichilista e rilanciano con gioia il loro progetto
Pierluigi Ramorino
Di tutte le cose belle dette dai relatori del Convegno di sabato scorso la cosa che meglio ha reso evidente l’importanza di battere e ribattere sulla essenziale importanza della famiglia “costituzionale” nel contesto attuale, è stata la frase di Costanza Miriano, quando con fare ilare ha confessato il suo stupore di far suscitare “parlando del marito che non sa trovare il burro” un rumore tale da far smuovere più di 50 mezzi blindati di Polizia e Carabinieri…
Ecco l’esatta misura della follia che ci circonda e conferma a noi dell’associazione Nonni 2.0 la bontà della nostra scelta, sollecitandoci ad andare avanti, e con forza. Siamo orgogliosi infatti di aver sostenuto con la nostra partecipazione questa iniziativa, per la concretezza e profondità degli interventi dei vari relatori e per le iniziative lanciate a fine convegno; siamo anche pieni di entusiasmo per il successo conseguito, malgrado gli scomposti attacchi preventivi e così come giunti a noi da secoli di storia.
Citando il nostro Manifesto, per l’amore che ci lega ai nostri nipoti, noi Nonni 2.0 diciamo:
- Sì alla tradizione più nobile della nostra civiltà occidentale e cristiana e offriamo la nostra esperienza per sostenere un’educazione libera, nel pieno rispetto di ogni persona.
- No alla tirannia di ideologie che vorrebbero far tacere per legge ogni diversa opinione.
Per questo vogliamo mettere in atto un’azione la più capillare possibile che tenda a:
- riaffermare la funzione essenziale e insostituibile della famiglia basata sul diritto naturale, così come definita dall’art. 29 della Costituzione italiana;
- chiedere che venga attuata una politica che assicuri alla famiglia di poter svolgere tutte le funzioni attribuitele dall’art. 30 e seguenti della stessa Costituzione;
- informare i cittadini italiani circa ciò che sta accadendo spesso a loro insaputa e che costituisce un attacco ai principi basilari di ogni convivenza umana, fondato sull’inganno che vuol far passare per “vittime” da difendere gli ideologi di una nuova dittatura;
- erigere una salda difesa affinché non venga travolto e sepolto il principio della libertà di educazione, che vede nella famiglia il soggetto primario e ineludibile;
- impedire che particolarmente nella scuola venga introdotta una ideologia totalitaria che contraddice i principi di realtà, natura e ragione.
Siamo pronti a collaborare con tutti coloro che condividono questi principi.
Articolo del 21 dicembre 2014: “Per capire il futuro puntare sulla terza età”
Articolo del 16 ottobre 2014: “Nonni 2.0, più tradizione più futuro”
Articolo del 28 settembre 2014 – L’esperienza. “Anche con i capelli bianchi …”
Da Milano il viaggio di dieci amici che hanno fondato un’associazione per valorizzare la “Nonnitudine”
“Il nostro contributo è prezioso per promuovere l’autentica libertà di educazione”
L’esperienza.
“Anche con i capelli bianchi siamo una generazione 2.0”
“Andiamo da Milano a Roma in dieci, portando nel cuore figli e nipoti. Andremo anzitutto per ascoltare quello che la saggezza di papa Francesco ha da offrire alle nostre persone. E saremo in piazza San Pietro fieri della nostra condizione, che ha tanto da offrire a questa società”. Pierluigi Ramorino è il nonno di Davide, 17 anni, Federico (13) Santiago (5), Ludovica (4) e Gabriele 10 mesi. Cinque nipoti “regalati” da tre su quattro figli. Oggi è in piazza San Pietro con la moglie Beatrice e altri otto amici che da qualche mese condividono con lui l’avventura di “Nonni2.0”, una associazione che rivendica la centralità della “nonnitudine”, fondata a Milano pochi mesi fa. “Siamo stufi dei vecchi cliché che ci rappresentano con il cappellino e la paletta all’uscita delle scuole o come baby sitter sempre pronti a rispondere alle chiamate dei figli che oppressi dal lavoro non ce la fanno a a gestire i loro figli. Vogliamo essere protagonisti attivi anche del dibattito sul presente e sul futuro della società in cui viviamo, facendo tesoro dell’esperienza accumulata in tanti anni e dando il nostro contributo di giudizio e di azione rispetto alle scelte che si stanno facendo in molti campi, e che risulteranno decisive per il livello di umanità del nostro Paese”.
In epoca di fragilità diffusa, i nonni sono custodi di un tesoro che si chiama memoria, e speso diventano testimoni di cosa può dare consistenza alla vita. Con la stessa presenza testimoniano l’inestinguibile tensione al positivo proprio della condizione umana, la capacità di affrontare e superare le difficoltà. “In un’epoca segnata da nuove e più insidiose forme di autoritarismo, i nonni – spiega Ramorino – possono dare un contributo prezioso alla difesa e alla promozione della libertà, in particolare quella educativa, impegnandosi perché venga assicurata ai nipoti e alle future generazioni una formazione che tenga conto dei principi di realtà, natura e ragione come son giunti a noi da secoli di tradizione, e che veda la famiglia come attore primario”.
Insomma, i capelli bianchi non sono di per sé una garanzia, ma certamente possono dare un contributo a rendere più umana questa società, valorizzando il dato più prezioso: l’esperienza. Per questo l’associazione sta promuovendo incontri per fare conoscere la sua attività e ha già aperto sedi a Milano, Torino e Aosta.
E per questo il Manifesto di fondazione comincia con una frase di Peguy: “Una volta ancora il vecchio tronco darà vita a delle foglie e a dei rami, ancora una volta la vecchia linfa lavorerà il vecchio tronco, e il vecchio tronco rifiorirà, metterà delle gemme, che diverranno dei rami, il vecchio tronco metterà delle gemme e dei fiori, delle foglie e dei frutti”.
Giorgio Paolucci