Incontri Associazione Nonni 2.0

LA GRATITUDINE

2015 Incontri Nonni e Società Riflessioni

Lunedì scorso si è tenuto a Milano presso il Rosetum il primo degli incontri del ciclo I Nonni in Famiglia. Ci ha parlato della “Gratitudine” il Prof. Camillo Regalia.

Chi non avesse potuto partecipare potrà vederne la registrazione che qui riportiamo, avviando il video che segue:

Il tema trattato, ha suscitato un grande interesse fra gli intervenuti e il dibattito che è seguito all’intervento del relatore lo testimonia. Non volendo disperdere la ricchezza degli spunti emersi, il nostro Vicepresidente Peppino Zola ci ha inviato la mail che vi riproponiamo:

Vorrei evitare che le cose che ci diciamo cadano poi nel vuoto. Per questo, propongo alcune considerazioni circa l’incontro sulla gratitudine tenutosi il 14/9 al Rosetum di Milano, introdotto dal prof. Camillo Regalia. A partire da queste considerazioni si potrebbe aprire un dibattito tra di noi via web, secondo le indicazioni organizzative che ci verranno date dal presidente. Buon lavoro.

Mi hanno colpito questi punti.

  1. La primavera di BotticelliPrendendo spunto dalla “Primavera” di Botticelli, il relatore ha sottolineato come le tre Grazie si tengano per mano per simboleggiare la catena “ininterrotta” della misericordia: la prima è colei che dà, la seconda colei che riceve, la terza colei che restituisce. Se si interrompe la catena la realtà si disgrega. Mi pare che questa considerazione dia un posto a ciascun essere umano ed in particolare ai nonni, che in un certo senso sono quelli che danno essendo all’inizio della catena, ma anche quelli che restituiscono, essendo al termine. Ciò dà un senso compiuto alla situazione dell’età dei nonni.
  2. Mi è piaciuta la sottolineatura secondo la quale ci si occupa poco di gratitudine perché essa mette in luce un nostro “limite” (se riceviamo è perché siamo limitati). Ciò mi fa pensare che solo un uomo autenticamente religioso può essere grato, proprio perché ha il senso del proprio limite. Vaste le conseguenze antropologiche e culturali di questo aspetto.
  3. E’ stato detto che la gratitudine si può apprendere e che ad essa si può educare. Ciò significa che non vi è limite di età per apprendere la gratitudine (e ciò vale anche per i nonni). Ma significa anche che la grande responsabilità dei nonni è quella di educare figli e nipoti alla gratitudine. I nipoti, soprattutto, son felici quando sentono dai nonni la loro “storia” , che spesso è una testimonianza di gratitudine per la positività di una vita vissuta tra gioie e dolori.

Cosa ci insegna tutto questo per il cammino che ci resta da fare?

Che ne dite?

Peppino Zola

Se, dopo aver vista la registrazione e letto le osservazioni di Zola voleste inviare commenti o formulare domande, il quadro qui sotto è a vostra disposizione. Potremo così aprire un proficuo confronto di idee.