Quello era un giorno di festa a Gerusalemme: cinquanta giorni dopo la Pasqua gli Ebrei si recavano a Tempio con le offerte per il raccolto. A Jacob, il mercante, le feste piacevano proprio! Certo, non si lavorava; ma, soprattutto, andando al Tempio si incontrava tanta gente: amici che magari non si vedevano da molto tempo, vecchi clienti con cui riallacciare i contatti e anche tante persone nuove da poter conoscere, spesso provenienti da paesi lontani… In effetti nei giorni di festa tutti erano più cordiali, più disposti a chiacchierare senza preoccuparsi di perdere tempo… Perciò Jacob camminava molto piano, guardandosi intorno con interesse e godendosi tutti i colori, i suoni, gli aromi di quel giorno di festa. A un tratto scorse, tra le tante, una faccia che conosceva bene, ma che non vedeva da molto tempo.
“Olà Daniel, amico mio! Che bello incontrarti! Dove sei stato in tutti questi mesi?”
“Pace a te, Jacob! Sono appena rientrato in Gerusalemme e sono proprio felice ti trovare subito una faccia amica…”
“Ah, ma allora devi raccontarmi tutto dei tuoi viaggi”.
Jacob si guardò intorno e vide che poco più avanti nella strada c’era un piccolo slargo, con una casa da un lato e una piccola panca di pietra in ombra, appoggiata a un muro di cinta. Prese sotto braccio Daniel e si diresse verso quella panca: “Vieni, sediamoci qui, all’ombra, così possiamo parlare tranquilli”.
Seduti, guardavano la fila ininterrotta dei pellegrini chiacchierando animatamente.
“Eh, sì, questa volta ho fatto proprio un lungo viaggio tra l’Asia Minore e la Grecia, cercando i porti migliori dove piazzare nuove basi per vendere i miei tessuti” iniziò il suo racconto Daniel.
“Certo non farai fatica a venderli: sono così belli e pieni di colori… davvero pregevoli. E adesso che sei tornato, come ti sembra la tua città?”
“Gerusalemme è una città strana…” gli rispose Daniel, “è certo molto bella… ma ha un carattere particolare, tutto suo: ti allontani per qualche mese e al tuo ritorno la trovi sempre un po’ cambiata: succede sempre qualcosa, qui!”
“Dici? – Jacob, perplesso, allargò le braccia, per poi posare nuovamente le mani sulle ginocchia “a me sembra sempre uguale…”
“Ma no, Jacob! C’è sempre qualcosa di diverso… Per esempio: guarda quel gruppetto, laggiù; una dozzina di uomini, direi, con anche una donna… una bella donna, direi, anche se non proprio giovanissima: camminano tutti insieme, controcorrente, ma la gente si apre al loro passaggio: li fanno passare anche se non sembrano stimarli troppo… cercano perfino di non guardarli… E chi saranno mai?”
“Ah sì, quelli… adesso ho capito chi sono – intercettando lo sguardo interrogativo dell’amico, Jacob decise di spiegarsi meglio – credo che siano gli ultimi seguaci di Gesù di Nazaret…”
“E chi sarebbe questo Gesù?”
“Uno che ha fatto tanto parlare di sé, qualche tempo fa…” – rispose Jacob, vago.
“Vedi che ho ragione? Succede sempre qualcosa, qui!”
“Il fatto è che quel Gesù di Nazaret poi ha fatto una gran brutta fine: condannato ad essere crocifisso… fammi pensare… Ecco, è successo circa cinquanta giorni fa, subito prima della festa di Pasqua.”
Daniel era sempre più incuriosito: “Ma che cosa aveva fatto di così grave per essere condannato a una morte tanto orribile?”
Jacob si massaggiava nervosamente le ginocchia e sembrava decisamente confuso:
“Era uno strano personaggio… parlava di pace, di amore…. Ma i sacerdoti e i farisei dicevano che era un rivoluzionario pericoloso! Forse avevano ragione, non so…”
Intanto il gruppetto, scendendo lungo la strada, si stava avvicinano ai due amici. Daniel, guardandoli con occhio critico, non poté fare a meno di commentare: “Quelli lì che stanno arrivando- i suoi seguaci – non mi sembrano poi personaggi così pericolosi…”
“Mah! E poi – finalmente Jacob era riuscito a riordinare con più precisione i suoi ricordi e continuò con tono più sicuro – adesso mi ricordo: diceva anche di essere Figlio di Dio. Figurati!”
A queste parole Daniel, incredulo, rimase con la bocca aperta e gli occhi spalancati per lo stupore.
“Però dicono che facesse anche tanti miracoli: ha guarito ciechi, paralitici… perfino lebbrosi! -Per un momento Jacob fissò davanti a sé lo sguardo senza guardare nulla di particolare, perso nei ricordi; poi continuò: – Sai? Mi è capitato di ascoltarlo, per caso, un giorno: diceva che per essere davvero felici bisogna essere capaci di perdono e di misericordia, che bisogna amare il Signore e il prossimo con il cuore e non solo con le parole… Era affascinante ascoltarlo! Diceva anche di non abbandonarsi alla disperazione nel dolore e di amare la giustizia…”
“Beh, non mi sembra proprio che gli sia servito granché, visto come è morto” commentò con tono prosaico Daniel, riportando bruscamente al presente l’amico.
“Già – convenne Jacob – però credo che forse il mondo potrebbe essere migliore se gli uomini avessero ascoltato il suo insegnamento!”
“Allora è un peccato che sia morto…- Daniel con lo sguardo continuava a seguire il gruppetto che ora stava entrando in una casa, proprio davanti a loro – ma adesso che fine faranno questi suoi seguaci?”
Jacob si strinse nelle spalle; “Non ne ho proprio idea! Circolano strane voci… c’è chi parla perfino di resurrezioni… ma come si fa a crederci? Dai, ora parliamo d’altro; raccontami dei tuoi viaggi” e i due amici continuarono a parlare fitto fitto.
Intanto il gruppetto di uomini era entrato nella casa di fronte alla panca dove chiacchieravano i due amici. La donna chiudeva il gruppo e a volte si appoggiava, camminando, al più giovane dei dodici uomini. Venivano lì tutti i giorni, perché quello era un luogo speciale: lì il Maestro aveva cenato con loro l’ultima volta, prima di essere catturato e condannato a morte. E ancora lì era apparso per la prima volta a tutti loro dopo essere risorto. Poi – e ormai erano passati quasi dieci giorni – lui era scomparso nel cielo, tornando al Padre; la Sua ultima raccomandazione era stata che rimanessero insieme, aspettando il dono dello Spirito, ma nessuno di loro aveva capito che cosa intendesse dire. Tuttavia continuavano a riunirsi proprio lì, perché in quel luogo sembrava più facile credere alle cose straordinarie che erano accadute, conservarne la memoria e cercare di capire come mantener vivo il messaggio del Maestro con le loro povere forze. Come sempre pregarono insieme, poi si sedettero tutti intorno al grande tavolo che dominava la sala. Fu Andrea il primo a rompere il silenzio e a dar voce a quello che era il pensiero un po’ di tutti:
“Ecco, siamo ancora qui: ci ritroviamo tutti i giorni, a pregare insieme… a ricordare come era bello stare con Lui… anche un po’ a rimpiangerlo… ma perché se n’è andato in cielo e ci ha lasciati qui? a far che cosa, poi?”
Maria volse lo sguardo su tutti loro. Dalla croce Suo figlio l’aveva affidata alle cure di Giovanni, il più giovane del gruppo; ma insieme le aveva chiesto anche di essere lei a prendersi cura di Giovanni, di essere per lui una madre. Ora guardandosi intorno, capiva per la prima volta che quello di Gesù era stato un invito ad essere madre per tutti loro: uomini fatti, ormai, ma che avevano bisogno di essere rassicurati e sostenuti da lei, in nome del rapporto particolarissimo che lei aveva avuto suo figlio, con colui che ancora chiamavano il Maestro. Chiuse per un attimo gli occhi; poi, con dolcezza, disse, rivolta a tutti loro:
“Figli miei, non scoraggiatevi! Sapeste quante volte mi sono chiesta: ma perché ho un figlio così imprevedibile? Che cosa vuole da me? E allora mi tenevo tutto nel cuore, e pregavo il Signore perché mi facesse capire qualcosa di più!”
“Hai ragione – intervenne Pietro – e infatti siamo qui, insieme, a pregare: mio fratello Andrea, io… tutti noi! Ma poi… Lui, prima di andarsene, ci ha affidato un sacco di compiti importanti…” e qui si interruppe, come sopraffatto dalla grandezza di quei compiti.
Fu Giovanni a completare la frase:
“Ha detto che dobbiamo comunicare il Suo amore per tutti gli uomini e testimoniare a tutti la sua Risurrezione”.
Calò per un momento un silenzio carico di incertezza, interrotto da Tommaso:
“Già! Mi ci vedete a svolgere un compito simile? Proprio io, che non riuscivo proprio a crederci quando mi avete detto di averlo visto risorto: pretendevo di toccare le sue ferite per convincermi che era davvero vivo davanti a me…”
L’ansia che tutti provavano si stemperò in un sorriso affettuoso a quelle parole: tutti ricordavano benissimo quella scena!
“Pensate che bella figura ci farei, a raccontare queste cose!” terminò Tommaso, con un’espressione così sconfortata da far ridacchiare un po’ tutti.
“E poi dovremmo battezzare tutti nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo – riprese Filippo, preoccupatissimo – chissà che cosa intendeva dire?”
Ancora una volta calò il silenzio; questa volta a interromperlo fu Mattia, il discepolo che era stato appena scelto dagli altri apostoli per sostituire il traditore, e ripristinare il numero dei dodici che Gesù aveva scelto: “Vi lamentate voi! – e per l’emozione si impappinava un po’ – ma almeno a voi… vi aveva scelto Lui, ma io… mi avete scelto voi al posto di… non riesco nemmeno a pronunciare il suo nome! Come faccio, io?!”
Giovanni condivideva la preoccupazione dei compagni, ma capiva che c’era qualcosa che non andava nei loro discorsi: “Ma nemmeno possiamo starcene rintanati qui, ogni giorno, a ricordare il passato! Non credo proprio che Gesù lo vorrebbe”.
Ancora una volta calò il silenzio. Maria li abbracciò tutti con lo sguardo, comprendendo che avevano proprio bisogno del suo conforto: “Pazienza, figlioli. Hai ragione tu, Giovanni, ma stiamo facendo quello che Lui ci ha detto di fare: perciò sarà Lui a farci capire che cosa vuole da noi!”
A quel punto Pietro non riuscì proprio a trattenersi: “Sì Maria, tu dici bene… Ma resta il fatto che non siamo capaci di fare tutte quelle cose…”
“Io e mio fratello Pietro eravamo semplici pescatori – lo interruppe Andrea – ci vedi a fare discorsi in pubblico?”
Pietro rabbrividì, scuotendo la testa: “Mamma mia! Mi si ingarbuglia la lingua solo a pensarci” e queste parole ebbero almeno il merito di stemperare per un momento la loro ansia in un sorriso.
“E poi non sapremmo cosa dire: certe volte non capivamo nemmeno bene cosa volesse dirci!”
Taddeo, rincarando la dose, aggiunse: “Se non lo capivi tu, Giovanni, che eri il Suo preferito…”
Con grande imbarazzo di Giovanni tutti annuirono! Pietro, con un velo di tristezza mormorò, “Certo che eri il suo preferito! Non l’hai mai tradito, tu; e sei stato con Lui fino alla fine…” Andrea si era ben accorto della tristezza di Pietro e cercò di consolarlo stringendogli silenziosamente la mano.
“Mettetela come vi pare – riprese Pietro – ma io so che sono solo un pescatore, e non mi sembra di essere così intelligente: non ho la testa per capire bene quello che ci ha detto Lui…”
Nella sala le voci degli apostoli si rincorrevano e si sovrapponevano tra loro; tutti avevano un’obiezione, un timore, una reticenza;
“Nemmeno io so parlare bene!”
“In effetti, fra tutti, non siamo granché…”
“E come spiegare alla gente la misericordia che Lui ci ha insegnato?”
“E come possiamo fare a costruire un mondo di pace e di giustizia, senza più i prepotenti?”
“E cosa intendeva dire promettendoci lo Spirito?”
La voce di Giovanni si impose su tutte: “Ma comunque non possiamo continuare a vivere solo rivolti al passato!”
Su guardarono tutti l’un l’altro, con una identica domanda negli occhi; e ancora una volta furono le parole dolci di Maria a placare i loro timori…
“Pazienza figlioli! Preghiamo insieme e Lui ci aiuterà, ci farà capire…”
Improvvisamente, nel silenzio, accadde qualcosa: la luce crebbe di intensità e assunse una sfumatura più calda e intensa, concentrandosi su ciascuno di loro. E percepirono un suono profondo, simile a un tuono che pareva espandersi e rimbalzare come un’eco nel loro cuore e nella loro mente, lasciandoli storditi.
Tempo dopo (nessuno ci loro avrebbe saputo dire quanto) si ripresero da quello stordimento e si guardarono in faccia l’un l’altro, per poi riprendere a parlare tutti insieme.
“Ma che cosa è successo?”
“Non so!” “Non ne ho idea”
“Mi sento strano, diverso”.
Fu Matteo il primo che provò ad esprimere ciò che provava: “È come se il Signore avesse di nuovo ribaltato tutta la mia vita, come quando mi ha chiamato a seguirlo la prima volta!”
Subito Andrea confermò: “Ha detto bene Matteo: è come quando Gesù ha chiamato me e mio fratello Pietro intanto che pescavamo. Adesso so per che cosa Lui mi ha chiamato!”
Taddeo aggiunse: “Mi sembra che tutto quello che avevo conservato nel cuore e nella memoria…”
Lo interruppe Filippo scuotendo la testa: “…senza capirci nulla…”
“Beh, in effetti sì – continuò Taddeo – senza capirci granché… Ma ora è come se fosse tutto più chiaro…”
“E io – aggiunse Tommaso – mi accorgo di non avere più paura: posso raccontare a tutti che figura da stupido ho fatto, perché in realtà capisco che l’unica cosa importante è che Cristo è risorto: conta solo questo fatto, non la poca fede che ho dimostrato!”
“Perfino io – intervenne Mattia – io… l’ultimo arrivato… credevo di non essere degno di parlare di Gesù di fronte a tutti… e invece no!”
“Ma certo – con una nuova sicurezza nella voce Giovanni prese la mano di Maria tra le sue e continuò – Vedi, Maria, ora capisco: è il suo amore per tutti che dobbiamo testimoniare! È questa la via per capire!”
Maria, guardando tutti loro, si sentiva riempire il cuore per una gioia nuova, mai provata prima: “Figli miei, ci è capitata davvero una grande cosa! Un miracolo! – e chiudendo gli occhi esclamò – Figlio mio, sei proprio sempre imprevedibile!”
Erano ancora tutti pieni di gioia e di stupore, quando inaspettatamente Pietro prese in mano la situazione: “Bene! Allora… “e si diresse con passo deciso verso la porta.
“Ma cosa stai facendo?” lo interruppe suo fratello Andrea, preoccupato.
“È semplice: questo dono il Signore non ce lo ha mica dato perché rimanessimo qui a guardarci e a dirci: che bello! Coraggio! Dobbiamo testimoniarlo al mondo intero, a partire da questa piazza!”
“Questa piazza?! Ma è piena di gente! Come farai a farti sentire?” gli chiese Giacomo, perplesso.
Ma Pietro gli rispose: “Il Signore troverà il modo e lo Spirito Santo mi darà il coraggio di parlare e la sapienza per dire le cose giuste!”
Mentre Pietro parlava, Giovanni si era avvicinato al fratello Giacomo: “Sai una cosa? – gli disse con un grande sorriso – questa volta credo proprio che abbia ragione lui!”
Pietro intanto aveva raggiunto la porta d’ingresso, posta in cima a tre gradini. Ritto in piedi, si rivolse con voce chiara e forte alla gente che ancora riempiva la strada:
“Uomini Giudei, e voi tutti che siete in Gerusalemme…”
A queste parole tutti si fermarono, guardandosi pieni di stupore. Che cosa mai poteva voler dire, quell’uomo? E soprattutto come era possibile che tutti lo capissero? C’erano infatti molti Ebrei che provenivano da diverse parti del mondo che si stavano recando al Tempio.
Pietro riprese: “Sappiate che quanto accade è ciò che è stato predetto dal profeta Gioele: ‘Il Signore dice: effonderò il mio Spirito su ogni uomo, e i vostri figli e le vostre figlie diverranno profeti’. Ascoltate: Dio ha reso testimonianza a Gesù di Nazaret, facendo in modo che potesse operare in mezzo a voi tanti miracoli; ma voi lo avete crocifisso! Ebbene, quest’uomo Dio lo ha risuscitato, perché non era possibile che i lacci della morte trattenessero il Signore della vita. Così ha profetizzato un tempo anche il re David”.
Lo stupore nelle persone che lo ascoltavano cresceva sempre più. Molti conoscevano Pietro, almeno di vista e sapevano che era un uomo semplice e un po’ ignorante: come era possibile che conoscesse così bene le Scritture e sapesse commentarle?
Ma Pietro continuava: “Fratelli, lasciatemi dire che il re David profetizzò la risurrezione del Messia, del Cristo: cioè di quel Gesù che Dio ha risuscitato, e tutti noi ne siamo testimoni. Sappiate dunque con certezza che Dio ha stabilito che proprio questo Gesù, che voi avete crocifisso, sia Signore e Cristo, il Messia che annuncia la salvezza per tutti. Pentitevi per i vostri peccati, fatevi battezzare nel nome di Gesù Cristo e ricevete anche voi lo Spirito Santo. Infatti il dono dello Spirito è per tutti voi perché per tutti c’è speranza!”
Gli altri apostoli, insieme a Maria, stavano in un angolo della strada e ascoltavano Pietro, comprendendo finalmente che lo Spirito li avrebbe aiutati nella loro missione di testimonianza, dando a ciascuno di loro l’amore, la sapienza e il coraggio per annunciare l’amore e la salvezza portata dal Signore Gesù per tutti.
Maria li guardò: “Figli miei, avete davanti a voi una missione grande! E io vi accompagnerò come una madre, perché dalla vostra fede e dalle vostre opere possa nascere un nuovo mondo di pace e di amore! Amen”.
Laura Galvan